LETTERA A FRANCESCO

Oggi è 22 agosto, avresti compiuto settantasei anni e invece te ne sei andato troppo presto.

Ricordo ancora la tua ultima telefonata, a Natale, e quel vago senso di presagio che aleggiava nelle tue parole. Non il solito sarcasmo cinico, quello che ti ha sempre accompagnato e che rappresentava la cifra che riservavi a chi non aveva il privilegio di conoscerti nel profondo. Non il solito messaggio di auguri in quel codice tutto nostro che significava "ti voglio bene", ma che si manifestava in "Vaffanculo anche per quest'anno. A te e famiglia". Quella volta no. Quella volta mi hai raccontato di tuo suocero davanti al camino, di quell'anziano saggio con cui hai passato il Natale riflettendo sul senso della vita. E io ho sentito che qualcosa in te stava cambiando. Poche settimane dopo è arrivata l'agghiacciante notizia della tua scomparsa.
Dire che me ne sono fatto una ragione è troppo, ma di sicuro in questi anni ho fatto pace con la tua mancanza. Perché la tua voce mi accompagna sempre, che sia di un pezzo del Banco o una nostra chiacchierata ormai registrata in un angolo del cervello e del cuore. La tua voce è viva.

Ma oggi ti scrivo per raccontarti una cosa nuova. Da quando ci hai fatto quello scherzo di cattivo gusto di morire, non avevo mai più avuto il coraggio di andare a un concerto del Banco. Pensa, ho scritto di voi, la vostra storia, la vostra unica biografia ufficiale iniziata proprio grazie alla tua caparbia intercessione tra me e Vittorio. Sei stato tu a volermelo far conoscere a tutti i costi e non potevi certo immaginare che saremmo presto diventati come fratelli. Ma pur avendo noi pubblicato la storia del Banco molti anni dopo la tua morte, pur avendo io mille e mille volte parlato con Vittorio dopo quel maledetto 21 febbraio, pur avendo ascoltato i due dischi inediti usciti senza di te... beh, un concerto no. Non ce la facevo proprio a immaginare "Il Giardino del Mago" o "Non mi rompete" cantate da una voce diversa dalla tua.

Poi è successo che una persona caparbia almeno quanto te, la meravigliosa Lorella, ha deciso che questa cosa non poteva essere. Approfittando di una tappa in Calabria del tour mi ha chiesto di esserci e di fare una sorpresa a Vittorio, che non vedevo ormai da anni se non su Skype durante la lavorazione del libro. Ho rotto gli indugi e ci sono andato. Ho fatto irruzione durante il sound check e ho così potuto riabbracciare Filippo, Nicola, Michelangelo (a proposito, quel ragazzo che hai lasciato imberbe è ora un uomo dotato di straordinario talento, saresti sorpreso di come sia diventato a tutti gli effetti un perno vitale del nuovo Banco) e naturalmente Vittorio, con il quale c'è stato un lungo abbraccio pieno di significati che vanno ben oltre l'amicizia, ma tu questo lo sai bene. Ho, naturalmente conosciuto anche la nuova sezione ritmica, due ragazzi eccezionali, non solo come musicisti, sia Marco che Dario. E ho conosciuto Tony, colui che ha preso il tuo posto. Prima del concerto abbiamo chiacchierato a lungo e ho capito quale persona straordinaria sia e perché lo avevi indicato in tempi non sospetti come tuo successore. Avevi ragione, nessuno poteva farlo meglio di lui, ma questo l'ho capito davvero solo qualche ora più tardi, quando le luci si sono accese e la band è salita sul palco.

Tutti i miei timori sono spariti in un attimo. Quello che ho visto su quel palco è il Banco del Mutuo Soccorso, non una versione protonostalgica di qualcosa che non esiste più, ma un Banco vivo e palpitante, capace di emozionare ed entusiasmare come ai tempi della leggendaria trilogia, come durante i fasti epici del progressive anni '70, come quando eravate la band di riferimento di un intero movimento che vi ha eletti a simbolo, a manifesto generazionale e perfino, non certo a torto, a pietra miliare della storia della musica tutta. Ecco, io quel Banco l'ho visto con i miei occhi e ascoltato con le mie incredule orecchie non più di due giorni fa, al Festival delle Migrazioni di Acquaformosa, Cosenza. Mi sono emozionato fino alle lacrime durante il requiem di "R.I.P:", ho cantato a squarciagola il ritornello di "Moby Dick", ho ballato sulle note di "Non mi rompete", ho ascoltato a bocca aperta le evoluzioni vocali di Tony durante "Il Giardino del Mago" e ho pensato a te. Ho pensato a quella canzone che hai scritto tanti anni fa che a un certo punto diceva "...e l'impossibile era normale, come un'idea che non puoi fermare". E oggi "mi viene da pensare" che avevi ancora una volta ragione, che il Banco è proprio "un'idea che non puoi fermare". E anche chi pensava che non si potesse prescindere da te, una delle voci più incredibili mai scese su questa terra a miracol mostrare, che non si potesse mai e poi mai fare a meno di Rudy, la chitarra più sensibile e poetica dell'intero movimento prog, ha capito che no, che la vostra eredità non è soltanto una parola da spendere nelle celebrazioni, ma una vera e propria missione esistenziale. In quanti abbiamo pensato che, nonostante il suo smisurato talento, il suo indiscusso genio, questa volta Vittorio voleva l'impossibile, proseguire la storia senza di voi! Follia! E invece io ieri ho capito che non ha proseguito senza di voi, ma con voi e per voi, perché quell'eredità non si disperdesse, perché il vostro ricordo restasse vivo, pur innovando e sfuggendo alla banalità della celebrazione pura, creando sempre qualcosa che prima non c'era, costruendo un percorso che ha radici profonde ma anche un presente e un futuro oltre gli schemi della circolarità musicale. Ha messo insieme una band che non è una copia del Banco, ma è IL BANCO, e chi li ha sentiti dal vivo ha messo in tasca i pregiudizi, si è ricacciato in gola i dubbi e ha goduto della musica di una delle più straordinarie band italiane di tutti i tempi.

Sulle note finali del concerto Vittorio ha presentato il gruppo, come è consuetudine. E dopo aver citato tutti i presenti ha presentato Rudy e te, come foste lì con loro. E tutti noi sotto il palco lo abbiamo avvertito in modo inequivocabile che era davvero così. Penso che sapere che il Banco è ancora questo e lo sarà per tutti gli anni a venire, sia per te il miglior regalo possibile.

Buon compleanno Cesco, amico mio